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Nazareno e dintorni: un patto segreto non può vincolare le scelte del Paese

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L’intervista di Fabrizio Esposito per il Fatto Quotidiano

Nell’Italia del Nazzareno renzusconiano, anno del Signore 2015, c’è un autorevole giurista con la barba bianca e corta che va sempre in tv con un prezioso libriccino, dalla copertina azzurra: la Costituzione della nostra Repubblica. Il professore è Giovanni Maria Flick ed è stato Guardasigilli del governo Prodi dal 1996 al 1998. Poi presidente della Corte costituzionale, dal novembre 2008 al febbraio dell’anno successivo. É emerito di diritto penale alla Luiss di Roma e il suo ultimo volume è uscito da poco, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. S’intitola Elogio della dignità.
Professore perché va in giro con la Costituzione?
Perché sono sempre più convinto che prima di riscrivere la Costituzione bisogna rileggerla. E qualcuno, invece, deve cominciare a leggerla.
I nuovi costituenti del Nazareno non l’hanno letta?
Diciamo che la mia è un’idea che viene fuori dal dibattito in corso, non solo sulle riforme.
A cosa si riferisce, per esempio?
Penso alle deleghe che il Parlamento deve assegnare al governo con una precisa determinazione dell’articolo 76. A proposito della legge delega sul lavoro, il Jobs Act, tutto si rinvia ai decreti attuativi. Lo stesso accade con l’articolo 19bis della delega fiscale…
La Salvasilvio.
Così la chiama lei, io parlo per commi, sono un professorino. Dicevo, un tempo la Corte costituzionale era meno attenta ai criteri di legge delega, oggi si è fatta più occhiuta. Poi non capisco una cosa.
Quale?
Certe scelte, mi riferisco all’articolo 19bis, devono essere fatte con trasparenza, in maniera chiara. Che significa che era un fraintendimento e viene congelata? O una scelta è giusta e si va avanti, oppure se si ritira vuole dire che era sbagliata, ma allora non la si può riproporre. Non si può trattare allo stesso modo una dichiarazione dei redditi con frode e una senza.
Pare che sia la logica del patto del Nazareno.
Si continua a evocare il patto del Nazareno. Io insegno diritto penale e dico: producetemi il patto. Questo accordo non può essere un vincolo che condiziona il futuro. Un patto vale se assicura la partecipazione, non il contrario. Non può essere esclusivo ma inclusivo, altrimenti rischia di essere una trappola.
L’altro giorno al Senato, l’Italicum è stata la rappresentazione di questa trappola.
Bisogna considerare il rapporto tra causa e effetto di un evento. Si dice: io cerco il sostegno dell’opposizione perché non ho quello da parte dei miei. Ma c’è anche il contrario: è la sponda dell’opposizione che mi fa perdere una parte dei miei.
Il risultato è che Renzi non ha più la maggioranza
Nel 2010, in circostanze analoghe, il presidente della Repubblica impose al presidente del Consiglio, seppur con un ampio margine di tempo, un mese e mezzo, di ritornare in Parlamento per verificare la maggioranza; lo stesso discorso si ripeté nel 2011. Tutti sappiamo come andò a finire nelle due volte. Certo, le situazioni sono diverse, e perdipiù c’è un presidente della Repubblica supplente, ma la sostanza è la stessa, se non sbaglio.
Dall’Italicum alla riforma del monocameralismo
É il caso di rileggere l’articolo 138.
Rileggiamolo.
La Costituzione va riscritta con una forte coesione e un grande accordo di fondo. E senza il cronometro alla mano. Credo invece che volontà di ordine politico abbiano deciso di fare in fretta per far vedere che si eliminano i costi della politica.
Da Togliatti a De Gasperi a Renzie e Berlusconi, alla Boschi e Verdini
Vede quando si arriva alla mia età (Flick è del 1940, ndr) si accumulano parecchi ricordi. E la memoria è fondamentale. C’è un proverbio africano che è diventato la mia filosofia di vita. Recita: “Quando muore un vecchio è come se bruciasse una biblioteca”. E ho paura che stiamo bruciano parecchie biblioteche. Bisogna stare attenti.
Però c’è da cambiare verso all’Italia, dice il premier.
Cambiare non vuol dire rottamare. E cambiare è necessario. Ma anche la memoria è importante. Sono da poco tornato da Auschwitz, con gli studenti. In quel posto la memoria è tutto.
Lei è stato ministro nel governo Prodi. Il Professore al Quirinale appare come l’unico argine al patto del Nazareno.
Questa logica da referendum o da ultima spiaggia mi piace poco. Io e Prodi siamo stati insieme all’università, ci conoscevamo già quando sono stato ministro con lui. L’ho apprezzato molto per la sua concretezza e dimensione europea, di cui ci sarebbe tanto bisogno. Ha anche una grande competenza economica che non diventa incomprensibile con i tecnicismi.
Lo vorrebbe presidente?
Non sono un grande elettore e non tocca a me fare nomi, come per ora non li fa neppure il presidente del Consiglio. Certo, ho le mie speranze ma non voglio bruciare nessuno