Nei giorni più bui di Tangentopoli un avvocato penalista cerca il dialogo con il capo del pool di Mani pulite, Francesco Saverio borrelli. “Signor prodcuratore della Repubblica…”, “caro avvocato…”: il duetto è tutto secondo galateo forense, ma le parole pesano come macigni. Sullo sfondo c’è l’escalation delle indagini milanesi, ci sono gli arresti eccellenti, i suicidi clamorosi, la rivoluzione politica che sembra procedere dalle aule giudiziarie; ma c’è anche la preoccupazione di chi dall’interno, “da professore e da avvocato”, ha seguito l’intreccio tra economia e criminalità già molto prima che finisse sulle prime pagine dei giornali, e lo ricostruisce e lo legge secondo una logica non superficiale. C’è un rapporto, avverte Giovanni Maria Flick nella sua “lettera aperta” a Borrelli, tra economia legale, economia illegale ed economia criminale; ci sono le ragioni di Tangentopoli nel ritardo legislativo italiano in tema di trasparenza, di legalità finanziaria, di efficienza fiscale; ma ci sono anche gli strumenti per uscire dall’emegenza Mani pulite nelle misure antiriciclaggio, nelle riforme che favoriscono la trasparenza fiscale e l’efficienza della pubblica amministrazione, in una moderna regolamentazione dei mercati finanziari. E ancora: vengono sempre rispettati i principi costituzionali? La libertà personale? Il diritto al silenzio come espressione del diritto di difesa? Questo libro vi farà meditare, scrive Enzo Biagi nella sua prefazione. E ha ragione: perchè i problemi e i dubbi posti da Flick (e raccolti da Borrelli) vanno tutti urgentemente risolti, se si vuole uscire dall’emergenza della questione morale e ristabilire un contesto di “ordinaria legalità”.