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Diritti e minori, non minori diritti

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  1. Sino a non molto tempo fa il bambino veniva visto come un problema da risolvere piuttosto che come risorsa da valorizzare. Veniva protetto quasi di riflesso, episodicamente e frammentariamente, in conseguenza dell’attenzione dedicata dagli ordinamenti giuridici alla famiglia. Oggi ci muoviamo in un quadro profondamente diverso che vede finalmente nel bambino, con la sua identità e la sua personalità, un protagonista a cui i diritti devono essere riconosciuti, piuttosto che attribuiti.
  2. Una siffatta evoluzione culturale trova espressione in varie fonti sovranazionali ove è espressamente riconosciuto il diritto al benessere del bambino e la preminenza del suo interesse superiore. Si tratta di riconoscimenti che impegnano le istituzioni degli Stati membri ad interventi per la realizzazione degli specifici interessi di cui solo i bambini, in quanto tali, sono portatori.
  3. Come la dignità dell’individuo è il contenuto minimo indefettibile dei diritti individuali, allo stesso modo la condizione che sintetizza i diritti della minore età è quella della garanzia, anch’essa indefettibile, del «benessere del bambino». “Dignità” e “benessere” costituiscono aspetti speculari dell’identico obiettivo funzionale dei diritti fondamentali.
  4. In questo senso, il “benessere” è la dignità del futuro adulto nel suo farsi: è la condizione e premessa indispensabile per l’esistenza “libera e dignitosa” dell’individuo. Questa idea della dignità dell’infanzia, espressa nella forma del “benessere assoluto”, si salda al riconoscimento della “preminenza assoluta” dell’interesse del bambino, che è concetto funzionale al primo.
  5. L’ordinamento, di fronte al bambino, sembra rinunciare ad uno dei suoi tradizionali strumenti – il bilanciamento tra diritti eventualmente antagonisti – quello del bilanciamento tra diritti eventualmente antagonisti, per riconoscere la preminenza di un interesse (quello del bambino) che non entra “in comparazione” con nessun altro diritto assoluto riconosciuto a qualsivoglia individuo. L’interesse del bambino, dunque, quale sintesi completa di tutti gli aspetti rilevanti della sua persona in un quadro di riconoscimento pieno ed assoluto: anzi, maggiormente intenso rispetto a quello di qualsiasi altra categoria esistenziale considerata dal diritto.
  6. Gli strumenti normativi per assicurare l’effettività della tutela non mancano. Da tempo il diritto civile conosce istituti e figure che cercano di assicurare nel migliore dei modi il percorso di crescita del minore: repressione dei fenomeni di sfruttamento della prostituzione minorile; numerose e specifiche fattispecie che puniscono la commercializzazione, diffusione e cessione del materiale pedopornografico anche via internet; il procacciamento e la detenzione del suddetto materiale.
  7. Sicché non credo di sbagliare osservando come la legislazione italiana sia decisamente progredita; già oggi copre gran parte delle ipotesi fatte oggetto di attenzione da parte delle direttive comunitarie. Anche la risposta della polizia investigativa e della magistratura su questa materia è stata da subito vigile e veloce.
  8. Manca, però, un tassello che coinvolge i profili più delicati ed importanti: quello della necessaria sensibilizzazione della società sul piano culturale. Rispetto ad esso il diritto può veramente molto poco. La scelta giuridica è per definizione etero-imposta; il messaggio simbolico finisce spesso offuscato dalla violenza della risposta sanzionatoria. E’ una risposta che, sebbene necessaria ed istituzionalizzata, rischia di aggiungere conflittualità a conflittualità; arriva comunque, per definizione, sempre troppo tardi; finisce spesso soltanto con il ritardare il risanamento delle ferite.
  9. La necessaria opera di sensibilizzazione culturale è invece funzionale alla prevenzione, aspetto al quale come cittadino, prim’ancora che in veste di giurista, sono particolarmente attento; e chiama noi tutti, a diversi livelli e con modalità differenti, ad un impegno ben più intenso e sistematico, un impegno personale e collettivo: un impegno di solidarietà e di sussidiarietà che garantisce i bambini; ma, soprattutto, che mira ad assicurarci, attraverso di loro, il nostro diritto al futuro.